racconto FAMIGLIA




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 Fratello

   Mio fratello è un po’ strano. Diciamo che è fesso. Rincorre le mode, non capisce niente, non legge e non conta. Ora non so come, si è messo in testa che per fare bella figura, quando invita i suoi amici (che io non frequento, né approvo) a cena, deve attenersi a delle regole. Ad esempio, mi ha detto, che non usa più piatti di carta ma posate d’argento e piatti veri e belli di porcellana. Non addobba più la casa con rose e fiori secchi, ma con candele delicate e aromi vari. In più, durante la cena, mette in sottofondo delle vere e proprie colonne sonore.
   “L’ultima”, mi ha detto, “era una canzone dei Dire Streit, ripetuta all’infinito, che è veramente una bomba.”
Io penso che sia una stronzata.
Ha detto che per gli arredi usa futon e tappeti, e io ero tanto arrabbiato che non gli ho chiesto cosa sono i futon. Poi, per illuminare, luci soffuse e abat-jour. Pensate che io ho in casa poltrone hi-tech e illuminazione fredda al neon, che mi ha regalato lui qualche mese fa.
    Quanto al menu…, beh…, io non lo capisco proprio. Andava matto per il sushi, non vedeva che sushi dappertutto, voleva anche aprire un ristorante di solo sushi. E poi –  alta gastronomia, del tipo di alanferrè, spume e gelato al fagiolo, tanto per dire. E invece, lui alla sua cena (ha detto) ha servito una minestra leggera e poi una ricetta di nostra nonna: pane cotto con formaggio spezzato. Ha detto che i suoi ospiti si sono deliziati. Poi – cioccolato nero e vini appropriati. Il limoncello, ha detto, è roba da paesi in via di sviluppo.
    Gli ho chiesto:
    “Ma come ti sei vestito, per accogliere i tuoi amici?”
    E lui mi ha risposto:
    “Con kimono e scarpe piatte giapponesi.”
    Mi sono sentito un verme. Io, l’ultima cena che ho dato, ero in tuta da ginnastica (mi sembrava abbastanza schic) e la mia compagna in tailleur e tacchi a spillo (per valorizzarla). Ha detto, che ormai dalla conversazione è completamente bandita la politica, il calcio e la psicanalisi: tutte cose con cui io ho avuto a che fare e di cui potevo parlare per minuti. Loro, ha detto, hanno parlato di sviluppo sostenibile. E, parlando parlando, ha detto, hanno scoperto tutti insieme che considerano un loro ineliminabile vizio – il cioccolato fondente. E, mentre lo diceva, guardava la mia sigaretta accesa tra le mie dita con un senso di schifo che non dico. 

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