racconto FAMIGLIA


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 Sorella

    Mia sorella voleva fare il medico, voleva proteggere la salute di tutti noi. Poi si è trovata a proteggere i nostri computer dagli hacker, dai virus informatici, dall’appropriazione indebita dell’identità, dall’alluvione di messaggi non graditi, e inoltre tutela anche i nostri bambini dai pericoli di Internet (?).
    Mia sorella è andata via da casa molto presto. Del posto in cui noialtri siamo rimasti conserva solo il detto “pane senza sale e prosciutto salato”, che non so che cosa c’entri ma lei lo ripete spesso. Suppongo per darsi delle arie. Lei è stata sempre molto veloce, curiosa e teneva molto al lavoro, (mi viene il sospetto che volesse fare carriera, qualsiasi, ma voleva). È stato nostro padre…, beh, diciamo così, che l’ha introdotta nell’ambiente dell’informatica. Prima aveva aperto un caffè letterario a Milano, poi lo aveva chiuso. Si era accorta che oltre al divertimento c’era qualcosa che non andava. Divertimento si fa per dire: quando tutti andavano a lavorare, lei andava a dormire; quando gli altri cominciavano a divertirsi, lei doveva lavorare.
    Poi si è data all’antivirus. Ora lei coordina le sessanta persone della sede italiana e segue lo sviluppo dei mercati iberici, mediterranei, africani e medio orientali. Sta, in una settimana, un giorno in sede e tutti gli altri in giro. Non ha orari. Non è sposata e non ha figli, i miei li conosce appena di nome, spesso li confonde. Dice che i figli vanno accuditi e implicano assunzione di responsabilità, richiedono tempo e dedizione e lei già solo per innaffiare le piante chiede aiuto ad altri. Non ha orari. Neanche quello della cena. Ha un livello di libertà totale al quale non saprebbe rinunciare. Lavora molto, ma pensa che non avere il lavoro sia molto più stressante. Mia sorella si può permettere tutto: uomini, libri e viaggi. 

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