per C.M.C.



Questi non sono versi (non c’è verso di fare versi)/sono appunti di viaggio, dopo un colloquio, diciamo così. / Ebbene, per entrare subito in argomento / mi vien da ribadire (perché ce lo siam detti) che molto spesso la poesia di avanguardia, che potremmo far coincidere con tutta quella postmoderna? / non è in possesso di contenuti poetici, forse neanche di semplici contenuti/così che un lettore dovrebbe far credito al poeta, chissà poi perché? / e qui siamo di nuovo e sempre di fronte al Poeta e non alla Poesia / che è cosa da meditare / e dovremmo quindi anche chiedere lo sforzo di immaginare la vita interiore del poeta / leggere cioè le biografie e non le poesie, / ma noi sappiamo anche che un poeta non nasce tutti i giorni/ e lo sappiamo perché altrimenti ce ne saremmo accorti/e ce ne saremmo accorti non con i sensi, ma con la ragione (come minimo). / Di poeta ne nasce uno ogni cento anni, diceva Moravia (il borghese) / e questi qua sono poeti perché sono incapaci di non esserlo / spesso scrivono versi mediocri, non sempre all’altezza/o non sanno proprio scrivere versi / quindi? / quale possibile-passabile conclusione?/Semplice (insomma!): quella che andiamo vivendo / sotto gli occhi di tutti. / Che ognuno scriva poesia, a mano / a voce alta o bassa / a manovella, visiva e sonora, insensata e razionale / senza gerarchie, confondendo i piani con i pianerottoli, / ma finalmente portando alla luce un po’ di casino meditato / che di questo caos lucidato / e per di più feisbuchizzato / non se ne può più.

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