Per
queste strade di città,
improbabili
ingorghi,
minuscoli
frattali di scomposte geometrie,
quando ti
penso – sento le cose che non cerco
(i
torrenti in piena della notte), sento
di non
avere il tempo per esplorare
la
lunghezza infinita delle tue gambe.
Non
voglio, però,
non
posso,
inoltrarmi
in vortici movimentati inutilmente
in
speranze ormai disilluse,
nelle
certezze cadute,
in questa
infinita piaga, nella solitudine
più
profonda,
nei rari
messaggi vuoti,
nelle
pieghe della tua carne,
nel tuo sorriso
affannato
e nelle
tue grida soffocate,
quando mi
poso su di te stanco e sudato
e tu mi
passi la mano sulla nuca,
per calmarmi, attirandomi stretto.
per calmarmi,
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