14.
Io
Mi è venuta l’idea di scrivere qualcosa su
mio padre. Che cosa - non potevo saperlo. Qualcosa su lui e sul suo strano modo
di vivere...
Con questa idea in mente camminavo in lungo
e in largo e di traverso per X e dintorni e alla fine passò un decennio intero
senza neanche cominciare a scrivere (niente) su mio padre. Cominciare uno
scritto è la cosa più difficile che esista e io mi sono aggirato per mesi e per
anni con l’idea di uno scritto che non riuscivo a cominciare. E così è accaduto
anche per mio padre, il quale, come allora pensavo, doveva assolutamente essere
descritto, ma solo da un testimone competente della sua vita e della sua
attività giornaliera; da un testimone competente della sua mente bacata.
Il problema è che quando si comincia si deve
pure continuare. Sarebbe bello se uno iniziasse a dire, magari due o tre
cosette, e poi andasse al bar a prendersi un’acqua minerale e un caffè, e
intanto il computer (scrivo al computer) andasse avanti da solo. Che bellezza!
E invece, no. Se mi alzo solo per andare in bagno, il computer resta fermo. Anzi,
dopo che sono passati due minuti, esce lo screen saver con il cielo stellato
(l’ho scelto io) e dopo cinque minuti lo schermo diventa nero, perché il
computer va in bassa tensione. Insomma, quando torno, lo schermo è
inesorabilmente nero.
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