racconto FAMIGLIA


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Zia

    Alex. Così si chiamava.
    Fece una breve apparizione nella mia vita. Poi – scomparve. Ci andavamo a sedere da Bessel’s o da Diana Sweets. Parlavamo nella nebbia della panetteria di Costantino, dove il puzzo di sigaretta era perfino più intenso del profumo del pane. Mia zia Alex adorava i palindromi e, di solito, tiravamo fuori i nostri preferiti nelle passeggiate che facevamo in piazza C.R.:
“Era poeta e di nome Seminide, ateo, pare.”
“Avida di vita, desiai ogni amore vero, ma ingoiai sedativi, da diva.”
  
    Ma mia zia Alex era nel proprio elemento. Soprattutto, quando si faceva un michey con gli amici al Top Hot o all’Embassy Club o al Residence Le Rose Rosse, finanche, negli ultimi tempi, al Wine bar de la Paperacchia. Sedeva ai tavolini rotondi e coperti di lino del Royal e, con fare seducente, esibiva le sue idee di sinistra come un paio di tacchi a spillo. Fece una bella fine oppure brutta – io non l’ho più vista.


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