Estratto dal Capitolo 3


Il Ministro Luigi Berlinguer

Antefatto. I ministri della Pubblica Istruzione nella storia repubblicana italiana, lo abbiamo già ricordato, sono stati sempre e solo democristiani: dal 13 luglio 1946 al 17 gennaio 1995. Eccetto gli otto mesi di Valitutti (PLI), i quattro mesi di Spadolini (PRI) e qualche altro mese, negli anni cinquanta, di un liberale e di un socialdemocratico.

Insomma, sempre e solo politici democristiani o strettamente del centro.
Poi dal 17 gennaio 1995 al 17 maggio 1996, per quasi un anno e mezzo, diventa Ministro Giancarlo Lombardi. È un indipendente. Alcuni insegnanti, intervistati qualche anno dopo, lo ricordano come il miglior Ministro dell’istruzione che ci sia stato fino ad allora. Una spiegazione forse c’è: non aveva un partito alle spalle e quindi non doveva dar conto ad una corrente. E, cosa non secondaria - si intendeva di scuola.
Ma chi era Giancarlo Lombardi?
Un industriale prestato per un po’ alla politica.
Oltre che vice presidente della Confindustria, era stato responsabile per la scuola di questa organizzazione. Le sue iniziative memorabili sono ascrivibili ad una serie di protocolli di intesa tra ministero e Confindustria, tra Ministero e altre realtà economiche del paese [praticamente delle novità assolute] e a tutta una serie di belle intenzioni. E questo, poiché non faceva male a nessuno, anzi, appariva vero e proprio dinamismo, lo collocava di diritto tra i migliori.
Poi all’improvviso venne Berlinguer. Era il 17 maggio del 1996 e le cose cambiarono. In che senso?
Nel senso che alla fine riuscì a scontentare un po’ tutti: sia i sostenitori che gli oppositori.


Luigi Berlinguer – Ministro del MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca):
dal 17 Maggio 1996 al 21 ottobre 1998 – governo: Prodi
Ministro della Pubblica Istruzione:
dal 21 ottobre 1998 – al 22 dicembre 1999 – governo: D’Alema I
dal 22 dicembre 1999 – 25 aprile 2000 – governo: D’Alema II.


Luigi Berlinguer nasce a Sassari nel 1932.
È cugino del più famoso Enrico, mitico segretario del PCI. Proviene da una famiglia di lunghe tradizioni repubblicane e antifasciste. Dopo la laurea diventa prima assistente e poi ordinario di Storia del Diritto. Pubblica i suoi primi lavori scientifici e contemporaneamente coltiva il suo impegno in politica. È segretario provinciale del PCI di Sassari e, a soli vent’anni, entra nella direzione nazionale del partito. Parte da semplice consigliere comunale in un paesino del sassarese, poi ne diventa sindaco, appena dopo consigliere provinciale, infine, (nella quarta legislatura) deputato del Pci per la Sardegna.
A Sassari è preside della facoltà di giurisprudenza. Poi passa a Siena, la città che diventerà il suo ‘regno’. [L’escalation è da brividi]. Fa esperienza nel consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi; dirige la rivista Democrazia e diritto; dirige il gruppo di ricerca del CNR sulla storia dei partiti in Sardegna; fonda il dipartimento di studi politici e giuridici; è membro contemporaneamente di vari dipartimenti della stessa Università; riorganizza la Scuola Superiore di pubblica amministrazione e ne diventa membro della commissione; infine, viene eletto rettore.
Si potrebbe continuare ad elencare per altre venti righe gli incarichi sempre di primo piano che ricopre in quegli anni, i libri che scrive e che diventano capisaldi per le scienze giuridiche. Ma non si può non ricordare che nello stesso tempo è consigliere regionale Pci per la Toscana e poi deputato della stessa regione.
Dal 1996 al 2000 è il primo Ministro dell’Istruzione che proviene dalla file dell’ex partito Comunista.
Fin qui la biografia ufficiale. Quella meno ‘paludata’, invece, lo descrive come un ‘barone universitario’, seppure ‘rosso’. È indicato come la persona che porta il partito di alcuni potenti accademici al governo. I suoi detrattori, e comunque quelli di destra che gravitano nel mondo universitario, editoriale e culturale italiano, ne diranno sul suo conto ‘di cotte’ e ‘di crude’.
* A dire il vero, ci sono anche i detrattori spinti, i quali dicono che l’Università di Siena, quella in cui è Rettore, è un covo di raccomandati, con cattedre distribuite a figli, mogli e soprattutto amanti di tutta la ‘baronia’ universitaria legata alla sinistra italiana.

Dunque, Luigi porta un cognome importante.
È Comunista anche per emulazione del cugino Enrico, ed è serio ed educato fin da ragazzo. Ma porta un ‘folletto’ dentro di sé, che quando non riesce a tenere a bada - lo fa diventare un po’ pazzerello. È noto che gli piace oltre che vincere, anche stravincere. Un esempio concreto è l’episodio di quando sul palco a Firenze, la sera della vittoria alle elezioni, scandiva i nomi dei suoi avversari sconfitti, e li apostrofava ad uno ad uno con un sonoro ‘TROMBATO’, che veniva ripreso e amplificato in coro da tutta la piazza.
[Ed è anche giocherellone, il neo-Ministro].
Ora però, al governo, non è il momento di scherzare. Deve fare cose quasi impossibili. Deve cercare di conciliare gli opposti. Deve, semplicemente, secondo il suo programma di intenti, far diventare la scuola italiana laboriosa; finanziare la scuola privata senza danneggiare quella pubblica; attuare l’autonomia scolastica; fare la riforma dell’Università; aumentare l’obbligo scolastico; riformare il ministero, la maturità e il sistema complessivo dei cicli scolastici. Insomma, c’è da fare. E questo mentre i giornali ‘non amici’ lo descrivono come ‘goloso’ e ‘vanitoso’, nonché intimo di cattolici che lo hanno introdotto nel potere vero dove lui si è trovato benissimo. Ad esempio, nel consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena. La banca più antica che ci sia in Italia, luogo di potere forte che è stato il campo in cui ha sperimentato le sue doti di organizzatore.
Anche per questo i suoi detrattori dicono che sia più organizzatore che scienziato.


Intanto, Luigi Berlinguer è stato appena nominato Ministro e dal Piemonte, precisamente da Novara, la città del precedente Ministro Lombardi, fanno sapere che non ci stanno. Dicono che qualcuno non ha rispettato gli accordi e che Prodi li ha traditi.
Lombardi era uno dei ministri sicuri, invece è stato ‘trombato’.
Berlinguer in questo caso non c’entra. Anzi, nella sua prima intervista dirà che lui neanche voleva accettare, cheè stato costretto, e che comunque continuerà sulla linea del suo predecessore.
* L’ingegnere Lombardi aveva portato avanti egregiamente l’autonomia dell’università e la sburocratizzazione del ministero, dicono i suoi sostenitori, mostrando per la prima volta un piglio manageriale. Ed ora che avrebbe dovuto raccogliere i frutti viene mandato a casa per salvaguardare gli equilibri della coalizione.
I confindustriali non ci stanno, ma c’è poco da fare.
Così vanno le cose in politica, in Italia e… [forse… ] forse anche in altre parti del mondo.

1996

Mi presento. È una delle sue prime interviste. Luigi Berlinguer dichiara entusiasta che la valutazione dell’alunno dovrà essere semplificata. Si dovrà ritornare al voto, o al limite ad una parola sintetica che esprima il giudizio. Non più a quegli inutili giri di parole che confondono i genitori. Tutto bene, anzi benissimo, si va nel solco della sburocratizzazione. Gli insegnanti devono insegnare e non scrivere interminabili schede per valutare un bambino. Se non fosse che, proprio in quei giorni, arrivano in tutte scuole inferiori d’Italia tonnellate di pacchi di libretti che dicono il contrario.
[Che tempismo!]
I libretti spiegano che la valutazione non può essere fatta in modo sintetico, che il giudizio deve essere articolato e analitico.
* I libretti sono stati commissionati e firmati da Lombardi, il quale naturalmente pensava di continuare a fare il Ministro, invece rimarranno ad attirare polvere negli angoli di segreterie e presidenze di tutta Italia

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