racconto
Alfonso di prima mattina
si sentiva sempre addosso una strana frenesia, una voglia di spaccare il mondo,
di aggredire le cose che aveva da fare. Lui sì che si alzava presto dal letto,
gli bastavano poche ore per recuperare ed essere pronto ad affrontare il nuovo
giorno di lavoro intenso. La sveglia alle cinque in punto, e alle cinque e
mezza era già in macchina che partiva per macinare i settanta chilometri che lo
dividevano dal cantiere. Ma non si lamentava, i pensieri di mattina erano
freschi, belli, puliti. Forse perché i suoi genitori erano stati contadini e
gli avevano trasmesso il senso vero delle cose, l’alternarsi del giorno e delle
notte e poi delle stagioni. Sì proprio delle stagioni, e i suoi pensieri quella
mattina erano per le sensazioni che provava nelle mattine delle varie stagioni:
il primo freddo, le piogge, il vento, la neve (solo pochissime volte ma bastava
per ricordarla sempre), e le sensazioni indescrivibile delle prime mattine
primaverili, bellissime. Quando Alfonso si fermò per fare benzina al solito
distributore notò che Gennaro non lo salutò come al solito e che anzi aveva
abbassato la testa con una smorfia. Scese ancora più in fretta dalla macchina
per chiedere spiegazioni. Solo allora si accorse che dietro la colonnina del
distributore c’era un giovane tremante che teneva sotto tiro con la pistola il
suo amico Gennaro. Fu un attimo, si avvicinò con le mani avanti per dire ma che cosa vuoi fare? e un colpo
lo centrò all’altezza della spalla sinistra.
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