I NAPO_TANI versione degradata dei napoletani. Quello che potrebbe succedere se…


1° Quadro
Il sole e l’acqua
 
Il sole. Il grandissimo Troisi disse che a Napoli c’è sempre il sole. Disse anche che lui aveva un impermeabile che non era mai riuscito a indossare, era nuovo, ancora nella busta di cellophane… disse che per utilizzarlo ogni tanto era costretto ad andare a Firenze. (città dove notoriamente piove sempre).
Questo però accadeva ormai più di trenta anni fa. Adesso no, adesso è diverso. Adesso a Napoli piove sempre, mentre a Firenze c’è sempre il sole. Adesso finalmente, Troisi, l’impermeabile avrebbe potuto indossarlo tranquillamente nella sua città.
Il problema è che a Napoli piove ininterrottamente per giorni e giorni. Cadono palazzi, si allagano scantinati e strade, crollano muri di contenimento, le fognature già intasate di monnezza, scoppiano…in sintesi, è un vero disastro. Ma nessuno dice niente, nessuno si preoccupa. Come una volta era normale che ci fosse sempre il sole, adesso è normale che piova sempre. I napoletani sono fatti così…sono un poco pazzerelli, ma sono anche dei fetenti che godono a far ridere di sé, che se ne fregano se per caso gli altri li infangano…gli striscioni dei napoletani sui campi di calcio sono l’esempio più eloquente perché riescono a coniugare l’ironia con le frecciate che comunque restituiscono al mittente delle cattiverie nei loro confronti… ma questo perché c’è dietro la complessità delle cento città che formano quella che gli altri pensano che sia Napoli…ovvero…Napoli non è una sola, sono cento città messe insieme una sull’altra, o una a fianco all’altra, oppure di lato, sopra sotto, fate voi…
Insomma a Napoli piove sempre…il livello dell’acqua sale lentamente ma inesorabilmente, il mare ormai lambisce la carreggiata, e le macchine che passano spruzzano l’acqua ai lati come le barchette nel mare calmo…
E anche se sembra che tutto proceda come sempre, qualcosa si sente che sta cambiando, anche se non è chiaro come sta cambiando, né cosa sta cambiando…
Genovese Antonio quella mattina si sveglia tardi, cioè più tardi del solito. Sono le otto e lui generalmente alle sette e trenta è già bell’e pronto per uscire …si è già lavato, stirato e profumato…ma stamattina no. Guarda il vetro della finestra della sua camera rigato di pioggia e capisce che tutto è come il giorno prima, e il giorno prima ancora…e questo non è una buona cosa perché oggi è un giorno di festa, almeno per lui. Si gira un poco nel letto, ha ancora dieci minuti prima che suoni la sveglia del telefonino. Ma poi si scoccia di aspettarla e butta via le coperte, si alza e va dritto alla finestra a guardare la strada. La pellicola di acqua sull’asfalto è sempre là, non riesce a vedere bene, ma forse è aumentata anche un po’ di spessore. Le macchine ferme parcheggiate lungo la strada sono lucide e irrorate di pioggia, un uomo attraversa la strada munito di ombrello bello grande, con gli stivali, intabarrato in un grosso impermeabile nero, un autobus che lentamente sbuffa nell’acqua e scivola via…
Lui resta con lo sguardo fisso sulla piccola prospettiva di strada che riesce a vedere dalla sua finestra e ride dentro di sé. Non è né allegro, né triste, sta aspettando con un poco di ansia, necessaria ma non esagerata, un evento che deve accadere a metà giornata. E quindi ha ancora qualche ora davanti a sé…
Per arrivare alla stazione centrale ci mette una vita, di autobus che passano fendendo la pioggia ne arrivano pochi, sono affollati e quelli che passano questa mattina non vanno nella direzione giusta, non vanno, cioè, verso la stazione…
Di prendere la macchina non se ne parla, anche se è molto tentato di farlo…poi chiama al telefono il suo amico Vincenzo che lavora alla polizia municipale che lo sconsiglia caldamente…dice che piazza Garibaldi, che sta davanti alla stazione, è un enorme ingorgo bloccato da ore, forse dalla sera prima, si dice parecchi hanno abbandonato le auto i bordi della strada e se ne sono andati a piedi, è un inferno…
Allora Genovesi Antonio con le scarpe da pioggia e il suo impermeabile oltre che con l’ombrello, saltando sul marciapiede le pozze di acqua più consistenti, cerca di raggiungere una strada poco distante, uno snodo, dove c’è più possibilità che passino altri autobus…e proprio mentre sta andando, mentre saltella e schiva l’acqua a terra, vede da lontano un taxi che si fa strada nella pioggia. È un miracolo, pensa, non è possibile…si scuote un po’, si passa la mano sugli occhi, sogno o son desto? Sì, è un taxi, alza la mano e quello si ferma.
(dopo saprà che Ruggero, il proprietario del taxi, abita proprio lì, a due passi da dove lo ha incontrato e stamattina contro voglia sta andando al lavoro, lo ha visto tutto solo nella pioggia, e lo ha caricato…).

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