I NAPO_TANI versione degradata dei napoletani. Quello che potrebbe succedere se…


Il Secondo quadro

La pizza

La notizia c’è ed è questa, Napoli e la pizza non sono più un’accoppiata vincente, infatti ormai è certo che la pizza l’hanno inventata a Milano. Non ridete, è proprio così. Ci fu un certo Eugenio Farina di professione meccanico di biciclette che ebbe la grande idea. Tra l’altro, all’inizio la pizza inventata dal Farina, non si chiamava neanche pizza, praticamente non aveva nome, era un impasto commestibile come tanti altri, poi ebbe anche successo, ma solo dopo tempo.

Si era a metà dell’ottocento, la bicicletta era stata inventata qualche decennio prima, e uno dei mestieri che si stava lentamente affermando era l’aggiustatore di questo nuovo mezzo di locomozione. E Farina proprio questo faceva, aggiustava con filo di ferro e cacciaviti e pinze le bici che si rompevano. Naturalmente aggiustava anche le ruote, che allora però non si foravano perché erano piene, durissime come la pietra, ma fatte di gomma senza camera d’aria. 
Naturalmente tra chi lo pagava e chi faceva credito non è che le cose andassero proprio bene economicamente in casa Farina, che aveva però quattro figli piccoli a carico i quali volevano mangiare e non sentivano ragioni, specie ad orari stabiliti da loro stessi, principalmente a metà giornata e la sera. Eugenio Farina portava casa la sera il poco che riusciva a comprare, generalmente un pacchetto con la farina dentro, anche per onorare il suo cognome, e poco altro. E tutte le sere a volte lui, a volte la moglie, si incaricavano di impastare la farina con l’acqua e di metterla in padella per farla cuocere. Un sera che però gli affari durante la giornata erano andati bene, Eugenio Farina portò a casa anche dei pomodori, e siccome era allegro provò a variare il menù. Impastò la farina, la stese su una specie di teglia, ci spiccicò sopra i pomodori che aveva comparto, alcuni per la verità erano anche un po’ acerbi, erano sempre di Milano, e invece di metterla su fuoco, si presentò dal panettiere che stava a pochi metri e si fece infornare l’impasto. 
Il panettiere dal canto suo non volle nemmeno guardare quello stano oggetto che gli aveva portato Eugenio, lo mise in un cantuccio del forno e quando vide che il pomodoro si era scurito un po’, lo tirò fuori e lo consegnò dicendo che non voleva neanche essere pagato. Rideva sotto i baffi, che tra l’altro neanche aveva, pensando alla brutta figura che avrebbe fatto Eugenio con i figli quando si sarebbe presentato con questo cibo immangiabile. Farina, acqua e un po’ di sale con del pomodoro spiaccicato sopra, ma dove si era mai visto? 
E invece, la cosa ebbe successo. Il sapore era buono e i figli di Eugenio non fecero altro che chiedere al padre di preparare ancora e ancora quel cibo che poi sarebbe diventato la pizza. Tanto che il fornaio che alla prima uscita l’aveva tanto denigrata, fu incuriosito e una volta se ne mangiò anche lui un pezzo. Visto che era buona la preparò aggiungendovi al pomodoro un po’ di origano, e questa era già la seconda versione della pizza. Poiché è un cibo semplice e ognuno pensa di aggiustarlo a modo suo, oggi siamo arrivati che in un normale ristorante-pizzeria ci siano elencate decine e decine di pizze diverse. Ed è questo anche un modo per essere democratici, far pensare a tutti che si è un inventore. La pizza è il cibo democratico per eccellenza, dà importanza a tutti, chi la cucina e la prepara e se è buona, anche a chi la mangia…


Nessun commento:

Posta un commento