1.
Gli effetti della catastrofe Gelmini
abbattutasi sulla scuola italiana si fanno ancora sentire, eccome. Sono
quasi 11mila i docenti, per la maggior parte nell’organico della scuola
secondaria, che per i tagli operati dalla ‘epocalissima’ riforma del ministro
Gelmini, si trovano in esubero. E che probabilmente nel prossimo anno
scolastico rischiamo il posto di lavoro. In pratica, chi resta senza cattedra
per due anni e non riesce ad essere collocato in altra amministrazione, sarà
licenziato. Naturalmente il governo, attraverso il sottosegretario Rossi Doria,
si è affrettato a smentire e a precisare che di sicuro questo non avverrà,
perché ‘il governo ha a cuore le sorti dei precari’. Sarà. Ma qualche
contraddizione la si nota. Il 16 aprile, riportata sui giornali
nazionali, esce la notizia che sempre il sottosegretario Rossi-Doria,
rispondendo ad una interrogazione parlamentare dell’IDV, proprio sui modi
della riconversione degli insegnanti in esubero, aveva assicurato in modo
deciso che nessun corso di riconversione professionale sul sostegno era
partito, “né, per ora, è stato pianificato”. Parole sue. Bene. Passano due o
tre giorni, e invece, una nota del Miur informa che sono stati
avviati corsi di specializzazione sul sostegno per i docenti soprannumerari,
con tutte le indicazioni e le procedure per accedervi. Ora, avrà cambiato idea,
non era ben informato di quello che il suo ministero stava predisponendo, avrà
voluto bleffare per non dover giustificare sul momento? Chissà? Magari
una di queste tre risposte è quella giusta: ma magari un cittadino potrebbe
anche pensare che questo ministero non ha le idee molto chiare sul da farsi, e
prende le decisioni al momento, vivendo alla giornata.
Del resto, è (o non è) il governo
dei professori? E i prof sono così, di natura. Il fatto grave, purtroppo, è che
i tagli, così come sono stati decisi dalla Gelmini, dovrebbero ancora
continuare per i prossimi anni. E contrastarli senza metodo, non sembra il
massimo. Avere a cuore le sorti dei precari presuppone qualcosa di più e di
meglio, che per ora non c’è. E se pure ci fosse, non si vede.
2.
Alcune domande cruciali sono state poste
da una parte del mondo della scuola. La prima: a che serve l’esame di
terza media, se per assolvere all’obbligo scolastico mancano ancora due anni?
Infatti, la licenza media adesso non conclude un bel niente, la certificazione
dell’obbligo decennale è il minimo richiesto nei contesti lavorativi. Da qui
scaturisce la seconda domanda, sempre posta da una parte del mondo della scuola.
Forse addirittura, quest’ultima domanda, è posta da uno ‘spicchio’ della
parte di cui si parlava. Ebbene, la domanda è: ha senso bocciare a
scuola? Le implicazioni ideologiche della risposta a questa domanda sono
moltissime. Fanno parte di una linea di tendenza che da sempre ha attraversato
il mondo della scuola italiana, e che in pratica si sostanzia nella
‘querelle’, per certi versi storica, tra chi vuole una scuola selettiva e
chi una scuola inclusiva. È stato ricordato da molti studiosi, Tullio De Mauro
in primo luogo, che secondo la nostra Costituzione, la scuola dovrebbe essere
inclusiva. Ma sappiamo bene che ‘molto’ della nostra Costituzione viene
‘eluso’, e tra queste evasioni (non proprio innocenti) c’è proprio il concetto
di scuola inclusiva. Tra l’altro, non è neanche una questione di destra e
sinistra, se si pensa che nel 1946, la polemica scoppiò tra Ettore Paratore,
eminente latinista e fervente comunista, e Elio Vittorini, della sua stessa
parte politica (si dimise un paio di anni dopo) e seppure dissidente,
della stessa area culturale. Il primo, Paratore, per la
scuola selettiva e per pochi; il secondo, Vittorini, per una scuola
inclusiva e di tutti. Altri tempi.
Magari, scoppiasse anche adesso una
polemica del genere: sarebbe un ritorno indietro di quasi settant’anni. Ma
potrebbe essere un arretramento per prendere la rincorsa e far fare un salto
alla storia. Della scuola e di tutti noi.
Una parte del mondo della scuola se lo
augura.