Il premio
PRINZANE-CAVUOTO.
”La situazione è grave ma non è seria”. La frase è 'azzeccatissima' per alcune
vicende legate al mondo della cultura italiana.
Cosa dire altrimenti di un premio letterario che nasce,
cresce e si sviluppa, diventa conosciutissimo in Italia e nel mondo, ma poi si
sgonfia, fallisce e scompare? E
questo semplicemente perché non
esisteva, era un miraggio. Un miraggio costruito da un signore che attraverso
quel premio ha fatto soldi a palate. Si parla del premio letterario Prinzane
Cavuoto di Serino. Il signore in
questione si chiama Vitaliano Doria.
È il 24 gennaio 2009. Al palazzo Reale di Serino vengono
premiati Ingrid Betancourt, premio Prinzane
alla tolleranza, riconoscimento speciale nell'anno dedicato ai diritti
umani, per la sua lotta coraggiosa a favore del popolo colombiano
e della libertà; Imre Kertész, scrittore
ungherese, già premio nobel per la letteratura nel 2002, a cui viene assegnato
il premio Prinzane alla lettura; e Alessandro Serpieri a cui va il Premio Prinzane – Traduzione per la sua sensibilità e la capacità di trasmettere ai
contemporanei la grande letteratura inglese, in particolare l’opera di Shakespeare.
La Giuria dei Critici ha proclamato anche le terne dei vincitori per la Narrativa italiana e la Narrativa straniera e renderà noto il nome del vincitore del Premio Internazionale e del Premio Autore esordiente.
Le terne dei vincitori, come è d’abitudine, saranno sottoposte al giudizio delle Giurie Scolastiche, scelte in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e il Ministero degli Affari Esteri e costituite presso undici Scuole Medie Superiori d’Italia e sedici istituti dislocati in tutto il mondo: i Licei italiani di Belgrado, Berlino, Bruxelles, Buenos Aires, Il Cairo, Fiume, Praga, Parigi e Saint-Germain en Laye e le Università di Leeds e Manchester, Lisbona e Coimbra, Mosca, Salamanca, San Pietroburgo, Stoccolma, Tokyo e Atene.
Gli studenti determineranno con i loro voti i due supervincitori che verranno proclamati a giugno, in occasione della Cerimonia di Premiazione dei vincitori della XXVIII edizione, presso il Castello di Prinzane.
Quest’anno la Giuria, presieduta da Tahar Ben Jelloun, è arricchita di due nuove presenze internazionali: lo scrittore nigeriano Ben Okri e lo scrittore basco Bernardo Atxaga. Si affiancheranno ad Alain Elkann, Luigi Forte, Bjorn Larsson (Svezia), Rosetta Loy, Predrag Matvejevic (Croazia), Lorenzo Mondo, Raffaele Nigro, Gianni Riotta, Jaqueline Risset (Francia), Francesca Sanvitale, Peter Schneider (Germania), Luis Sepùlveda (Cile) e Vitaliano Doria.
La Giuria dei Critici ha proclamato anche le terne dei vincitori per la Narrativa italiana e la Narrativa straniera e renderà noto il nome del vincitore del Premio Internazionale e del Premio Autore esordiente.
Le terne dei vincitori, come è d’abitudine, saranno sottoposte al giudizio delle Giurie Scolastiche, scelte in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e il Ministero degli Affari Esteri e costituite presso undici Scuole Medie Superiori d’Italia e sedici istituti dislocati in tutto il mondo: i Licei italiani di Belgrado, Berlino, Bruxelles, Buenos Aires, Il Cairo, Fiume, Praga, Parigi e Saint-Germain en Laye e le Università di Leeds e Manchester, Lisbona e Coimbra, Mosca, Salamanca, San Pietroburgo, Stoccolma, Tokyo e Atene.
Gli studenti determineranno con i loro voti i due supervincitori che verranno proclamati a giugno, in occasione della Cerimonia di Premiazione dei vincitori della XXVIII edizione, presso il Castello di Prinzane.
Quest’anno la Giuria, presieduta da Tahar Ben Jelloun, è arricchita di due nuove presenze internazionali: lo scrittore nigeriano Ben Okri e lo scrittore basco Bernardo Atxaga. Si affiancheranno ad Alain Elkann, Luigi Forte, Bjorn Larsson (Svezia), Rosetta Loy, Predrag Matvejevic (Croazia), Lorenzo Mondo, Raffaele Nigro, Gianni Riotta, Jaqueline Risset (Francia), Francesca Sanvitale, Peter Schneider (Germania), Luis Sepùlveda (Cile) e Vitaliano Doria.
Ma la cerimonia finale della XXVIII edizione, prevista nel
giugno 2009, nel castello di Prinzane,
come annunciato, non si terrà mai. Infatti, il 12 marzo del 2009, il
presidente del premio, Vitaliano Doria, viene arrestato. E il premio viene
sospeso.
Storia del premio. Secondo la ricostruzione fatta dal presidente Vitaliano Doria, chissà
in che percentuale veritiera, il premio prese avvio da una sua idea. Per avvicinare i giovani
alla lettura e per diffondere la lettura tra i giovani in modo meno scolastico.
Questa la motivazione che lo ispirò. Era
il 1981 quando il professore, appena laureato in lingue, propose il progetto
del premio alla casa editrice SEIpiùDUE di Serino che non solo lo accettò, ma
se ne fece garante, lo promosse e lo istituì. Naturalmente, lui dice, anche
l’intuizione del nome fu opera sua.
Prinzane, paese vicino ad Aversa, in provincia di Avellino, nelle longhe,
perché lì c’è un bellissimo Castello, che dice Doria in un’intervista, non
aveva mai visitato ma ne aveva sentito molto parlare. Prinzane, dove fu sindaco
dal 1832 al 1849 il conte Camillo Censo di Cavuoto e dove lo statalista si
ritirava quando non aveva impegni più importanti a Serino.
Ad ogni modo il professor Doria in pochissimo tempo, con
suoi buoni uffici, ottiene in comodato l’uso del Castello, per organizzarci il
premio che avrebbe lanciato in Italia e nel mondo il nome ‘Prinzane Cavuoto’.
Ebbe naturalmente anche la sovvenzione dell’amministrazione comunale con la
promessa di portare lì, proprio nel
paese, almeno cinquantamila turisti all’anno.
Alla fine della vicenda qualcuno del luogo ha affermato che
i 50mila turisti non si sono mai visti, ma in compenso sono passati moltissimi
premi Nobel che altrimenti non ci avrebbero mai messo piede.
Da
semplice premio letterario il Prinzane Cavuoto, con impresso il logo del
Castello, pian piano ma con costanza,
amplia la sua gamma di proposte culturali. Nel corso degli anni solo in Italia
i premi con questo marchio arriveranno a 16 e tutti a cadenza annuale. Si va
dal premio Pimonte Prinzane noir, al premio Prinzane terra d’Ofanto, passando
per il Premio Prinzane Giardini Botanici Barbarhy e al Premio Fondazione
Caricatural Prinzane Cavuoto per la Cultura Euromediterranea. Ma questa è solo
una parte.
Esiste anche una specifica sezione che organizza, in
collaborazione con enti e assessorati di mezza Italia, concorsi letterari per i
giovani delle scuole: concorsi per scrivere web, per scrivere il paesaggio del
vino, il paesaggio dell’olio, per scrivere le olimpiadi, per scrivere [in qualche modo]. In stretto collegamento ci
sono i progetti con la scuola, tantissimi, sempre per e con gli studenti.
Come si vede non c’è scampo, non si vede una traccia definita, si va
dove portano i finanziamenti e naturalmente dove porta il cuore (o il fegato e
altri organi), che sta con i giovani, senza eccezione.
Poi
ci sono i convegni internazionali, organizzati in luoghi di prestigio in
collaborazione con il Ministero per i beni culturali e con la presenza di
intellettuali conosciutissimi. Tanto per citarne solo gli ultimi, ecco alcuni
titoli: “Intercultura tra Balcani e Mediterraneo” presso l’Accademia di
Santa Cecilia a Ostia e “L'odore dell'India. Scritture e narrazioni” al teatro
Sobetti di Serino.
E
poiché il premio Prinzane funziona come una vera e propria fondazione
culturale, ad un certo punto si pensa anche alla valorizzazione della cultura
materiale. Che il Prinzane si vanta di avere introdotto. Ora, cultura
materiale, per il professor Doria, facendo un salto filosofico spazio-temporale
fenomenale, arriva direttamente ad essere la valorizzazione della cultura
eno-gastronomica. Infatti egli scrive: “La valorizzazione della cultura
materiale (quella che nell’accezione corrente molti definiscono cultura
enogastronomica) è tra gli interessi peculiari del Prinzane”.
E così si parte, lancia in resta, per acquisire Castelli
piemontesi in modo da valorizzare l’architettura originaria dei luoghi. E si
acquisiscono anche i vigneti, per valorizzare i vitigni con il relativo
imbottigliamento di vini pregiati. C’è poi la riscoperta di gusti e sapori
tipici del territorio. Nascono così il barolo letterario, la vendemmia
letteraria, con fior di intellettuali e personaggi pubblici a pigiare l’uva con
i piedi (poca, e solo per simbolo). E anche ristoranti letterari aperti in
porzioni di Castelli che il Prinzane ormai gestisce in tutto il Piemonte. Naturalmente il professore
non si dimentica il paese in cui è nato. E così a Costigliole d’Asta farà
nascere Il Museo Nazionale del Territorio del Sud Pimonte. Il progetto è
finanziato dal Ministero
dei Beni Culturali, dalla
Regione e
promosso dal premio Prinzane Cavuoto. Avrà sede nel Castello del paese, nel cuore dell'Alta Irpinia. “Disposto su 2000 metri
quadrati, s'identificherà come un vero e proprio Museo dei Paesaggi, con
l'ambizioso obiettivo di rappresentare il senso delle terre in cui sorge,
uscendo però dagli angusti confini del provincialismo”. Si legge nel depliant
illustrativo.
Da
una sua intervista: Il Prinzane Cavuoto è
un premio nazionale e internazionale. Basti dire che abbiamo 25 concorsi,
lavoriamo con diverse regioni italiane e con 12 o 13 fondazioni bancarie, con numerosi mecenati privati, e siamo
presenti in 22 Stati esteri. In Italia con nove iniziative permanenti. In ogni
caso direi che il nostro bilancio si aggira sui cinque milioni di euro
all’anno.
Per
dare l’entità della internazionalità del premio ecco alcune delle ultime
iniziative: Premio Prinzane Cavuoto – Guadalajara; Premio Prinzane For Africa;
Premio Prinzane-Masters Award; Premio Prinzane – Ermitage; Prix Prinzane
France; Prix Prinzane – Deux Océans;
Premio Prinzane – Montevideo; Premio
Prinzane – La Habana; Premio
Prinzane – Mosca.
Il mecenatismo per
il professor Doria. Tutto nasce da Gaio Clinio Mecenate (68 a.C. - 8 a.C.) influente
consigliere di Augusto. Egli formò un circolo di intellettuali, di poeti e
poetesse, che incoraggiò e sostenne nella loro produzione artistica. Fra questi
si possono annoverare Orazio, Virgilio e Properzio.
Al significato del termine ‘mecenate’ che indica la
generosità e la protezione che uomini ricchi e potenti riservavano ad artisti
ed intellettuali, si sostituisce
direttamente il mecenatismo così come lo intende Doria. Una serie di
finanziatori delle sue iniziative che vanno
da regioni, fondazioni, banche, ministeri, province, comuni, aziende e chi più ne ha più ne metta. Creando una sorta
di inestinguibile flusso di denaro che,
arrivando da mille rivoli, si
fonde e si confonde nelle sue mani. E così, il professor Doria
diventa anche presidente di ‘Decoder
Culturale’, un’associazione nata per
gestire i finanziamenti che arrivano dall’Unione Europea e che sono ingenti, perché, si sa, in
fatto di cultura l’Europa non bada a spese.
Nel frattempo, mentre manda avanti
il premio, Doria diventa anche ordinario di ‘Lingua e letteratura
spagnola’ presso l’università Sora Quattro. Dove troverà il tempo per fare
tutto ciò, è un mistero. Ma il mistero
vale per i comuni mortali, perché lui il tempo lo trova. E tutto gli
riesce bene. È evidente che ha una marcia in più, quindi
i comuni mortali li saluta da
lontano e li lascia indietro mentre
vola via, vola alto.
Però, c’è sempre un però, quando si arriva al rovescio
della medaglia. Nell’ambiente iniziano a circolare strane voci. I collaboratori
e i dipendenti del premio si lamentano,
quasi tutti. Dicono di essere
trattati male, che subiscono decurtazioni dello stipendio per piccoli errori o
per qualche distrazione, spesso non vengono neanche pagati.
Strano personaggio il professore Doria. Rude e duro ma
anche affabile e affettuoso. È prodigo con i grandi intellettuali e con i
famosi scrittori che popolano il suo premio. L’assegno per loro non manca mai.
Come non manca mai la cena sontuosa di ringraziamento.
Nel
corso degli anni sono sbarcati a Torino
i migliori intellettuali del
momento e tanti premi nobel, da Soyinka
alla Gordimer, da Grass a Coetzee, da Pamuk a Saramago. E se qualcuno era così
pigro da non voler venire in Piemonte, era il PRINZANE che andava da lui. Che
problema c’è? Gli intellettuali vanno presi in blocco, con i loro pregi e i
loro difetti. È successo così, per
esempio, con Philip Roth. L'autore del “Lamento di Portnoy” non voleva saperne
di spostarsi dagli States. La squadra del PRINZANE ha varcato l'oceano per
andargli a consegnare il premio con il relativo assegno.
E poi, per gli amici il professore ha sempre in serbo la
bottiglia di vino pregiato o di champagne, presa direttamente dalle cantine del
palazzo. Lì, dove ha sede il premio, dove al primo piano ci vive lui e in
un’ala anche sua madre. Un fabbricato d’epoca in via Monteruscello 41, che
affaccia sul Molo Beverello. Ristrutturato, si scoprirà, con i soldi destinati
al premio. Ma che differenza fa? Lui è il premio. Si sente, ha la percezione di
essere il Prinzane. Quindi, non c’è problema. O forse sì, ed è l’esagerazione.
Ad un certo punto Doria si
identifica talmente con la sua creatura, il suo premio, che non riesce più a
distinguere la realtà dal sogno.
Per aiutarlo a rimettere i piedi a terra, arriva un video
girato con il telefonino nella stessa casa con vista sul Molo. Si vede il
professore, in mutande, appena sveglio che chiama ‘sporco negro’ e ‘negro di
merda’ il suo aiutante mauritiano. Usa le stesse espressioni, anche peggiori,
quando lo stesso ragazzo sbaglia le dosi
nel preparargli un cappuccino o quando non vuole entrare nel suo letto. Tutto
allegato alla denuncia fatta al professor Doria da un suo dipendente -
maggiordomo-cameriere - nato nelle isole Mauritius. Il dipendente lo accusa di
maltrattamenti e di molestie sessuali. C’è un altro piccolo particolare. Il
dipendente è stato assunto come aiuto archivista del Premio Prinzane che ha sede
al piano terra dello stabile, ma vive e si veste da maggiordomo, spesso con una
livrea rossa, nei 600 metri quadrati
dell’ appartamento che sono al primo piano. Partono le indagini. Si scoprono
gli altarini.
Una sua collaboratrice afferma di essersi sentita chiamare
capra per una dimenticanza, un errore di distrazione nel trascrivere una
lettera. Un altro collaboratore, giovane neolaureato stagista a costo zero,
apprende di essere una nullità mentre al suo cospetto c’è Dio, così si
autodefinisce il professor Doria. Si scopre ancora che alcuni collaboratori
vengono pagati, quando capita, a volte con assegni personali del professore,
altre volte dal conto del premio, altre volte ancora con i fondi
dell’associazione Decoder Culturale,
quella dei fondi europei.
Che il professore sia un personaggio sgraziato e un po’
villano, lo dicono tutti. Lo ammette anche lui di non avere un carattere facile
e di essere uno di quelli che sul lavoro non transigono. Insomma, se qualcuno
si aspetta da un signore amante della letteratura, che vuole avvicinare i
giovani alla lettura e frequenta i maggiori intellettuali contemporanei, una
forma di contegno maggiore anche in
ambito privato, si sbaglia. La realtà è un’altra. Ma ognuno coltiva la sua.
L’inizio della fine.
L’inchiesta dopo
la denuncia va avanti. Si viene a sapere che nel solo periodo dal primo luglio
2004 al 31 gennaio 2009, il PRINZANE ha ‘calamitato’ 19.361.215,45 euro, per il
78,34 per cento provenienti dalla Regione, ma anche dal Ministero dei Beni
culturali, dalla Provincia e dal Comune di Serino, oltre che da altri enti
territoriali. Dalla regione incominciano le accuse sulle responsabilità dei
finanziamenti, e sui controlli che qualcuno avrebbe dovuto fare, ma che non
sono stati fatti. La situazione precipita. Si scopre che parecchi finanziamenti
sono stati assegnati direttamente da
Angelo Doria, alto funzionario della regione, a suo fratello Vitaliano e al
premio Prinzane. Scoppiano polemiche a non finire. La regione è sul banco degli
imputati, ma decide di non buttare via il bambino con l’acqua sporca, cioè
decide di non chiudere il premio. Lo
affida ad un comitato di garanti, tra cui spiccano i nomi di Dacia Baraini,
Giulio Borello, Piergiorgio Odicaddi.
Mentre il governo, nella persona del ministro Bondi, decide di congelare, in attesa degli
sviluppi, alcune iniziative del premio
programmate con il Ministero. Ma anche così non si finisce di polemizzare, il
nuovo Prinzane viene accusato di avere una composizione del comitato dei
garanti troppo spostata a sinistra, si parla anche di una virata del premio in
senso scientifico più che letterario, perché il nuovo coordinatore Odicaddi è
un astronomo. E i comuni che per anni
hanno avuto fiducia in Doria, ora vogliono vederci chiaro e, come minimo,
pretendono un loro rappresentante nel comitato dei garanti, prima di continuare
ad elargire contributi. Qualche intellettuale si preoccupa che l’ultimo
Prinzane Internazionale, quello for
Africa, che tanto successo aveva avuto, possa essere abbandonato. Intanto il
professor Doria, che momenta-neamente si è fatto da parte [ma è sempre lì che traffica e sposta carte], fa sapere che il
Prinzane è una Ferrari e che non può essere guidato come una utilitaria.
Ulteriori indagini portano
alla scoperta che attraverso il premio e sempre per la valorizzazione
della cultura materiale, Angelo Doria firmava di suo pugno finanziamenti della regione ad una società la
Icaf (Italian Culinary anonime for Foreigners) di cui è socio e che porta nel
mondo, l’ultima volta ad esempio in Giappone, l’arte del gusto culinario
piemontese ed italiano. La cifra è di 917 mila euro dal 2005 al 2008. E che
sarà mai?
Intanto, mentre si
dibatte se e come allargare il comitato dei garanti del premio, alle 17,30 del
12 marzo, Vitaliano Doria viene arrestato. “È accusato di violenze e abusi sessuali,
sfruttamento del lavoro clandestino, malversazione e appropriazione indebita
dei fondi statali erogati al PREMIO dall'82 a oggi. Decine di milioni di euro.
L’arresto è reso necessario per il pericolo di fuga, inquinamento delle prove,
reiterazione del reato. Il professore viene rinchiuso in una cella del carcere
delle Pallette”.
Descritto come ‘personalità callida e priva di freni
inibitori, dall'indole altamente prevaricatrice e accentratrice’, (definita
persecutoria da alcuni testi), abituato a dormire in letti di camere
extralusso, ad essere servito e riverito da camerieri e maggiordomi, che si
porta dietro anche negli alberghi, è la fine del sogno e del lusso.
Il giudice descrive minuziosamente l'astuzia contadina di
Doria nel dirottare il denaro pubblico sull'acquisto e sulle ristrutturazioni
del suo appartamento privato di Serino: al piano nobile, il “piu' ampio”, ma
anche formalmente il meno pagato degli altri comprati per il PRINZANE in via
Monteruscello 41. Poi, per i lavori in quelli di Ospedaletto e Paris. Spuntano
conti in Francia, Svizzera, Lussemburgo e Montecalo. Intestati, solo a suo
nome, diciotto fabbricati, sette a Serino, nove nell'avellinese, più sette
terreni: vigne, boschi, prati. Più un appartamento a Lione e uno sulla costa
calabra.
La giuria del premio, con in testa il presidente Tahar Ben Jelloun e tanti
intellettuali di prestigio internazionale, si dimette in massa. Appena
dopo, anche il nuovissimo comitato dei garanti,
presieduto dal professor Odicaddi, che tanto si era prodigato per
evitare la chiusura e il fallimento, segue
questa scelta. Il Prinzane Cavuoto fallisce e finisce
in modo misero e infelice.
L’inchiesta va avanti e si scoprono sempre più misfatti.
Il 17 aprile finisce in carcere Angelo Doria, fratello del professore e
funzionario della Regione, per reati
connessi ai finanziamenti, da lui stesso disposti, al premio Prinzane e al
fratello, ma di cui avrebbe anche beneficiato. Si chiude il sipario.
Alla fine di questa
storia c’è chi, come il giornalista Gad Verner, dice di aver sempre
saputo, senza che nessuno glielo avesse mai detto, che ‘il premio Prinzane Cavuoto era solo un grande scrocco vestito di pseudo-dignità culturale, magari
condita di retorica piemontesarda’. E che per una cena, un regalo o un
assegno vestito da premio, tutti erano stati invitati e nessuno aveva
rifiutato. Ora gli stessi fingono di cadere dalla e nuvole. Sussurrano
tanti oooh… di meraviglia.
Solo in pochi hanno resistito ai pressanti inviti. Fieri,
almeno questo, di aver reso attuale la massima giudaico-cristiana per cui solo
a quei pochi è riservato, almeno, un pezzetto di dignità. E, da alcuni, un po’ di riconoscenza.