I CENTRI TERRITORIALI PERMANENTI
E
LA DIDATTICA METACOGNITIVA
di Francesco Di Lorenzo
I Centri Territoriali
Permanenti per l’istruzione e la formazione in età adulta sono stati avviati sulla base dell’Ordinanza
Ministeriale n. 455 del 1997 e sulle linee tracciate dalla V Conferenza
Internazionale sull’educazione degli adulti (Amburgo 14-18 luglio 1997 ), nonché della direttiva n. 22 del 2001 che indica come finalità principale quella di “concorrere alla riorganizzazione e al potenziamento dell’educazione
permanente degli adulti, al fine di accompagnare lo sviluppo della persona
garantendo il diritto all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e
favorendo il pieno esercizio del diritto alla cittadinanza”.
In generale, l’utente medio che frequenza
un Centro Territoriale Permanente per
l’educazione in età adulta si trova in una condizione incerta, reversibile, estremamente fragile: la condizione
dell’adulto senza scolarità che decide di riprendere la scuola. Tale condizione
si evidenzia nello spazio di tempo che passa dalla iscrizione all’esame: se non si riesce ‘da subito’ ad instaurare un
coinvolgimento effettivo, un percorso di accoglienza vera e una ‘modalità
didattica’ adeguata, la frequenza nella generalità dei casi viene meno.
Del resto, è estremamente
importante la ‘modalità didattica’ anche nel caso in cui siano laureati o
diplomati, marginali, immigrati o drop-out, a frequentare il CTP. Per modalità didattica si intende la
sintesi del rapporto tra comunicazione e percorso/processo per arrivare
all’apprendimento.
Da qui, se ancora non venisse a
noia, la richiesta, mai presa forse
nella dovuta considerazione, del riconoscimento di una specificità
dell’educazione degli adulti. Sono necessari in questo settore regole e strumenti
particolari che più volte sono stati richiamati da autorevoli studiosi dell’argomento.
In ogni caso, tra gli indicatori
di qualità del Lifelong Learning elaborati dai rappresentanti di 35 paesi europei
tra cui l’Italia, dall’OCSE, dall’Unesco insieme ad altri organismi
internazionali, si trova in evidenza nella prima area, quella relativa alle
capacità, alle competenze e alle attitudini, l’imparare ad imparare, che oltre ad essere uno slogan buono per
tutte le occasioni, resta uno dei punti fondamentali della didattica
metacognitiva. Anche se, per dovere di completezza, la metacognizione non si
esaurisce nell’imparare ad imparare. Ma in pratica che cosa significa imparare ad imparare? Proviamo a
spiegarlo, collegandoci a quanto è stato detto sull’argomento in altra parte
della rivista, quando si parla di didattica metacognitiva applicata alla scuola
primaria.
In fondo, imparare ad imparare significa riconoscere e poi applicare, in modo
consapevole, appropriati comportamenti, strategie, abitudini utili ad un più
efficace processo di apprendimento.
Significa sviluppare le abilità
di controllo e di potenziamento delle nostre performances cognitive, e più in
generale ampliare le abilità di interazione con il mondo che ci circonda e con
il nostro stile cognitivo.
Imparare ad imparare, intanto,
viene riconosciuta come una
meta-abilità che si sviluppa con l'allievo e lo guida ad una positiva
assunzione di responsabilità riguardo il proprio processo di apprendimento.
Una delle modalità di realizzazione
più appropriate della didattica
metacognitiva, considerando il settore specifico, sembra essere l'approccio
autoregolativo. Gli allievi sono aiutati nel processo di riconoscimento delle
abilità necessarie allo svolgimento dei compiti e incoraggiati alla scelta ed
alla più produttiva applicazione delle adeguate strategie operative. Il ruolo
dell'insegnante diventa quello di consigliere e modello, agevolatore di
processi e di apprendimenti.
Ma a questo punto si pone una
questione che attiene alla
professionalità specifica del docente che opera in un Centro Territoriale.
I punti nodali da cui partire per individuare una
possibile matrice pedagogica riguardo la professionalità docente all’interno dei CTP,
potrebbero essere questi:
1.Dewey - la conferma del fine
sociale dell’educazione, l’intelligenza come strumento operativo per risolvere
problemi, il lavoro come risposta agli interrogativi della realtà;
2. Gardner: l’intelligenza che
travalica i confini del pensiero logico e linguistico, per approdare alla
pluralità delle sue forme ed aprirsi ad un più vasto ed organizzato orizzonte
di potenzialità;
3. La Pedagogia della
Complessità: la contraddittoria, imprevedibile e multiforme realtà sociale che
ci circonda è la linfa dei CTP, per cui è essenziale educare alla
flessibilità, accettare la casualità che
mette in crisi l’ordine e la routine, tentare di cercare l’ordine nel caos e
non entrare in crisi di fronte al nuovo che ci attende tutti.
Ma, ad un livello più profondo, in
quale modo la didattica metacognitiva si incontra e trova la sua applicazione
in un contesto di educazione degli adulti?
Un punto interessante che porta
in questa direzione sta nella trasversalita'
delle strategie metacognitive.
Le teorie metacognitive,
applicate con la finalità di sviluppare percorsi didattici sempre più efficaci,
si concretizzano maggiormente nel carattere trans-disciplinare e trasversale
delle strategie che gli allievi dovranno dominare per approdare alla loro autoregolazione cognitiva.
Nella didattica metacognitiva non c'è spazio per apprendimenti meccanici e tantomeno decontestualizzati.
Nella didattica metacognitiva non c'è spazio per apprendimenti meccanici e tantomeno decontestualizzati.
Da una parte il docente deve
possedere specifiche competenze professionali differenziate; dall’altra si deve
poter disporre di una flessibilità generale, anche organizzativa, diversa dal
comune lavoro di aula così come è concepito nella scuola di base e superiore.
Quando si parla di educazione
degli adulti il richiamo al vissuto è essenziale; se la complessità tra
conoscenze strutturate e esperienze vissute di un utente è un problema generale,
nell’educazione degli adulti assume un rilievo particolare, infatti la spinta è
l’aspirazione al cambiamento e il contesto privilegiato non può essere questa o
quella area disciplinare, campo d'esperienza o materia, ma l'intera e complessa
esperienza dell'apprendimento.
Trasversalità vuol dire, quindi, lavoro cooperativo per lo sviluppo di una
armonica personalità globale e integrale. Ma vuol dire, anche, collaborazione
fra utente e docente, uniti nella scoperta del percorso di crescita più
consono per chi si sta formando e più utile alla collettività in cui si sta
operando.
A questo proposito è utile
sottolineare quanto siano importanti le potenzialita'
metacognitive dell'interfaccia grafica.
Le tecnologie multimediali si sono
ormai affermate come un mezzo essenziale
per rendere più efficace il processo di insegnamento/apprendimento.
Oggi il software educativo ha raggiunto un ottimo livello
per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse multimediali esistenti: esercizi,
giochi, simulazioni, problem posing e
problem solving, buona creatività grafica e musicale
interagiscono in maniera interdisciplinare.
In questo settore attualmente esiste un variegato panorama di prodotti, che
possono essere impiegati didatticamente nelle diverse aree formative e secondo diversi livelli di apprendimento.
Ma anche senza ricorrere all'uso di prodotti sofisticati, c’è la possibilità di creare esperienze di
apprendimento comunque formative, sfruttando il software presente in ogni
postazione multimediale della generazione esistente: il software che gira sui
sistemi operativi basati sull'interfaccia grafica. L'interfaccia consente di
comunicare con il computer, di inviare messaggi e di produrre azioni comprensibili
alla logica umana. Nella pratica didattica l'abilità di dominio del mezzo
tecnologico può essere sviluppata, in modo veramente efficace ed armonico, adottando tecniche di didattica metacognitiva
applicate alla alfabetizzazione informatica, sfruttando ciò che esiste sulle interfacce grafiche e usandole
per scopi educativi.
In concreto, con l'uso
metacognitivo dei sistemi ad interfaccia grafica si attiveranno abilità di
pensiero strategico e problem
solving, mentre, nell'area specificamente metacognitiva, saranno
fortemente stimolate le capacità di categorizzazione, inferenza, organizzazione
spazio-temporale, di comprensione delle situazioni, siano esse comunicative o
problematiche, al fine di adottare soluzioni congruenti, anche grazie agli
aiuti offerti dai vari codici comunicativi che interagiscono nella stessa interfaccia
grafica.
Ma la sola e semplice interazione
con il desktop porta a far proprio un modello di comportamento che risulta
utilissimo quando si parla di gestione dei dati e di informazioni. Sempre più
velocemente gli utenti saranno capaci di etichettare, creare categorie mediante
blocchi di informazione e sapranno gestire i loro documenti (di natura testuale,
grafica o sonora) schedandoli, includendoli o escludendoli da gruppi o da
insiemi, a seconda della convenienza, della richiesta o del comando.
Inoltre, esplorando, si
esercitano le abilità logiche di base, si potenzia la memoria, si raffina la
discriminazione visiva, si sperimentano abilità di classificazione e
generalizzazione, si mettono in opera le proprie ipotesi ed in moto i propri
ricordi, si autovaluta la propria comprensione.
Il computer serve non solo per permettere agli allievi di ricevere stimoli più o meno
complessi, ma soprattutto per imparare a rispondere in maniera coerente ed
efficace.
Certamente le esperienze di
conoscenza che restano più legate a noi sono quelle connotate da un vero
coinvolgimento e un profondo interesse. Ed è appunto per questo che con il
computer multimediale chiunque, avendo diretto accesso alla fonte delle
informazioni, usufruisce di messaggi molto più efficaci in modo veloce, può
condividere il proprio vissuto, i propri saperi, la propria dimensione
culturale, a vari livelli.
Nella pratica didattica è
essenziale attivare da subito il riconoscimento dei processi e delle potenzialità personali, che sono i
prerequisiti indispensabili per l’autoregolazione cognitiva. L’unica attenzione,
opportuna e necessaria, è la mediazione del docente/tutor quale ‘antidoto’ alle
negatività insite nel ‘mezzo’ informatico. In definitiva resta di primaria
importanza, quale che sia la didattica adottata, il ruolo del docente mediatore
attento e stimolatore di processi.
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