Jean-Paul Sartre era
stanco. Forse malato. Ordinò con voce appena accennata un bicchiere di vino
bianco. Lo scrittore era seduto sulla terrazza di un hotel romano. C’era un
tiepido sole che riscaldava, ma poco, una primavera solo annunciata.
Sartre passava spesso per
Roma, specialmente in primavera. E non avrebbe mai rinunciato al saluto di
qualche amico italiano. In queste occasioni amava starsene seduto al tavolino
di un bar. Lo stava facendo anche adesso. Mentre sorseggiava il vino, il suo
interlocutore parlava. Ma la sua mente vagava lenta. Aveva settantacinque anni
e se li sentiva addosso tutti. Perché aveva vissuto intensamente? Chiaro che
sì!, si disse. Che domanda.
Pensò alle tantissime donne
che aveva avuto. E che aveva amato. Le sue ammiratrici: studentesse,
intellettuali o semplicemente donne innamorate del suo fascino. Del suo sapere.
Della sua filosofia.
Ascoltava e non ascoltava
le parole dell’amico italiano. C’era il registratore acceso poggiato sul
tavolino. L’altro lo intervistava. Pensò a quest’atmosfera romana leggera
e affascinante, così diversa da Parigi, che restava, per lui, il luogo di
lavoro e mentre si apprestava sorridente a rispondere ad una domanda, vide
materializzarsi dietro le spalle dell’amico italiano la figura di Simone de
Beauvoir. Cambiò espressione, il sorriso si spense. Avrebbe voluto nascondere
il bicchiere e il magnetofono.
Dopo un rapido saluto
all’italiano, Simone de Beauvoir si rivolse a lui:
– Vedo che stai bevendo del
vino.
– Me lo ha offerto
gentilmente il mio amico, un piccolo bicchiere.
– Non proprio piccolo,
il bicchiere. E cos’è questa novità dell’intervista? Non ne sapevo niente…
– È una semplice
conversazione… informale.
– Sì, una conversazione… ma
per quale giornale?
L’italiano intervenne con
modi un po’ troppo sbrigativi e disse il nome del giornale.
– Non è un giornale che ci piace, – fu
la risposta di Simone de Beauvoir.
L’italiano guardò Sartre
aspettando una reazione. Questi invece si scusò con gli occhi bassi, dicendo
che avevano iniziato da poco. E che era una cosetta senza importanza.
– Questo lascialo decidere
a me. E poi il vino… non te lo perdono!
La donna continuò
rivolgendosi all’Italiano:
– Ci scusi sa, abbiamo un
impegno… – e, subito dopo, verso Sartre, – non ricordi che alle 10.00 siamo
attesi da Martina?
Sarte si alzò a fatica
dalla sedia guardando mesto il bicchiere di vino appena iniziato. Si scusò con
l’amico italiano e si avviò lentamente sotto il braccio della compagna.
Fu l’ultima apparizione in
Italia.
Un paio di settimane dopo,
a Parigi, morì.
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