PER DON LORENZO MILANI

Don Lorenzo Milani avrebbe avuto oggi 77 anni e si sarebbe trovato male. Avrebbe costatato ancora di più la sua inattualità, se si considera inattuale tutto quello che non è conforme al tempo presente e sottoposto al passaggio della moda.
Era un uomo poco incline all'accomodamento e, come accade solo a pochi, faceva seguire le azioni alle parole. Sapeva anche essere duro e scorbutico. Lo era soprattutto con tutti quelli che andavano lassù, alla sua scuola, a curiosare, a chiedere di materie, di metodi e di tecniche, senza chiedersi, invece, come bisogna essere per fare scuola.
Ma passa solamente di qua la sua inattualità? Piace pensare che il suo andare controcorrente avrebbe, oggi, contribuito a renderci più lucidi, a smontare la retorica nevrotica di cui sono intessuti i discorsi sulla scuola.
Di sicuro non avrebbe dimenticato che nel nostro Paese si laureano solo otto su cento ragazzi che hanno iniziato la scuola, e che questi otto sono figli di professionisti, insegnanti e categorie vicine. I figli, invece, di quelli che Don Milani chiamava i poveri e che oggi possiamo chiamare marginali o in qualsiasi altro modo, alla laurea non ci arriveranno mai. Anzi pian piano non vorranno neanche più arrivarci.
Sono passati quasi vent'anni dall'inizio degli anni ottanta, allora Don Lorenzo Milani era morto da poco più di dieci, ed imperversava una finta retorica modernista che ci ha portato fin qui. La sua spinta, quella che avrebbe portato una schiera di persone non destinate naturalmente alla laurea per censo/classe, si era già esaurita. È continuata solo la sua dimenticanza. Ma non da parte di tutti. Molti di quelli che lo hanno regolarmente commemorato, hanno perpetrato contemporaneamente la dimenticanza del suo spirito. Alcuni anonimi insegnanti, invece, lo ricordano in ogni momento del loro lavoro. Perché? Semplice! Hanno un ritornello fisso nelle orecchie:
“In Africa, in Asia, nell'America Latina, nel Mezzogiorno, in montagna, nei campi, perfino nelle grandi città, milioni di ragazzi aspettano di essere fatti uguali. Timidi come me, cretini come Sandro, svogliati come Gianni. Il meglio dell'umanità”.

E non mi sembra poco, attualmente.

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