Quando
avevano voglia di stare da soli se ne andavano a Saint-Germain-des-Prés.
Passeggiavano un po’ vicino alla Senna e poi imboccavano Rue Bonaparte. La
percorrevano tutta, fino al Boulevard Saint Germain. Camminavano piano,
tenendosi per mano, come due vecchi pensionati. Lui con il solito soprabito
beige e lei con un foulard a pois tra i capelli. Ogni tanto si scambiavano
qualche parola. Lei guardava le vetrine dei negozietti. Lui fumava una
gauloises blu. Al Café de Flore si sedevano all’ultimo tavolino della sala, quello
più riparato dagli spifferi: Simone ordinava una tisana e Yves una doppio
malto. Stavano così senza parlare, per ore, come se il tempo si fosse fermato.
La
gente li guardava strano. Solo Christine, la cameriera del locale, li capiva.
Quando portava le consumazioni si avvicinava in punta di piedi, con una specie
di timore reverenziale, cercando di muoversi come in una danza per non
disturbarli, per non sciupare quei momenti eterni e irrepetibili,
quell’atmosfera vellutata.
C’era
l’amore a quel tavolino.
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